IMHOTEP ARCHITETTO E DIO IMHOTEP, DIO GUARITORE
Nell' VIII secolo, sotto la XXIV dinastia, quella dei Saiti, il prestigio di Imhotep fu tale che egli venne elevato al rango di dio guaritore. I Greci lo identificarono con Esculapio e il suo culto si diffuse attraverso tutto l'Egitto, da File, sulla prima cateratta, fino a Saqqara, nel Basso Egitto. Nella necropoli che egli aveva progettato per Zoser gli venne dedicata una cappella chiamata Asclepieion. Nel periodo della dominazione greca, I'Asclepieion venne trasformato in ospedale.Gli scribi solevano rendere omaggio a lmhotep rovesciando qualche goccia d'acqua dal loro calamaio. "Gran maestro di corte", "principe ereditario", dotto letterato nonché architetto geniale, lmhotep assolvevanel contempo alle funzioni di visir, di architetto della corte e di gran sacerdotedel culto di Eliopoli. Fu per tutta la vita il confidente e con sigliere del suo faraone Zoser.
Soprannominato "il carpentiere di Nekhen", dal nome dell'antica capitale del Sud, lmhotep lasciò una tale impronta di sé da essere deificato dopo la morte, assumendo la connotazione di dio guaritore, analogamente al greco Esculapio. Tuttavia lmhotep s'impose alla storia soprattutto con la progettazione e la costruzione dei suoi monumenti in pietra e, in particolare, dirigendo la costruzione della piramide a gradoni di Zoser; in questo senso ebbe fama anche come personaggio politico di grande rilievo, gettando le basi del Regno Antico. Secondo faraone, fondatore della III Dinastia, Zoser regnò circa 20 anni, a partire dal 2630 circa prima di Cristo. lmhotep era il visir del faraone, cioè il capo dell'amministrazione, una carica in cui lmhotep diede prova di grande saggezza, come ricordano i bassorilievi a lui dedicati. Certamente egli scrisse ancl . numerose opere e tratta soprattutto di medicina, n di essi purtroppo non è nmasta alcuna traccia. A partire dal Regno Medio, cinque secoli dopo la sua morte, lmhotep venne venerato in particolare dagli scribi; in seguito la leggenda si amplificò e lmhotep venne deificato. Il culto a lui dedicato come guaritore si diffuse in tutto l'Egitto.
Saqqara, capolavoro di Imhotep Prima dell'immenso lavoro svolto dall'architetto e archeologo francese Jean-Philipp Lauer, che dedicò la vita al metropoli di Saqqara, gli egittologi sapevano ben poco di Imhotep. Tutto ciò che si conosceva riguardo al famoso personaggio era contenuto nelle cronache dello studioso e sacerdote Manetone, vissuto nel III secolo a.C. Il cronista delle antiche dinastie raccontò la vita del gran visir del faraone Zoser, la sua abilità nell'arte medica, la sua saggezza, sulla base dei dati recuperati da pipiri ora scomparsi; Manetone evidenziò anche il fatto che Imhotep, "gran maestro dei carpentieri", era stato l'inventore dell'architettura in pietra. Tuttavia nulla provava che Imhotep fosse stato effettivamente il costruttore della prima piramide a gradoni dell'antico Egitto. Fu necessario attendere la scoperta del serdab di Zoser per averne la prova inconfutabile. Situato nelle vicinanze della piramide, il serdab è una stanza contenente la statua del faraone, rappresentazione simbolica del suo ka, il suo doppio astrale (un concetto che agli egittologi moderni riesce di difficile comprensione). Dunque il serdab di Zoser, sottratto al deserto da Cecil Firth nel 1924, contiene degli scritti geroglifici che indicano Imhotep come colui che progettò da solo la piramide a gradoni di Saqqara. Durante le varie campagne di scavi intraprese da JeanPhilippe Lauer fu possibile comprendere meglio come, partendo da una semplice mastaba, Imhotep ebbe l'idea di realizzare una serie di costruzioni sovrapposte in modo da dar origine alla piramide a gradoni. Inguaribili sognatori, gli archeologi attuali, sperano ancora di scoprire un giorno la tomba del maggiore architetto dell'antico Egitto. Circa 5000 anni fa dunque si verificò una vera rivoluzione nell'architettura egizia e tale rivoluzione fu opera di un uomo solo: lmhotep. Prima di Zoser, i sovrani dell'antico Egitto venivano inumati entro particolari mausolei, detti mastabe, costruiti in mattoni crudi e legno. Ma per il suo signore, lmhotep volle qualcosa di più e realizzò una successione di mastabe, a forma di parallelepipedo e di dimensioni via via più ridotte, in modo da realizzare una piramide a gradoni.
La piramide a gradoni
La prima mastaba ha una base di 120 m per 110. L'altezza totale dell'insieme è di 60 m, con un'inclinazione di 50 gradi. lmhotep edificò la straordinaria costruzione a Saqqara, non lontano da Menfi, la nuova capitale.
Quella di Heb Sed è una festa rituale che ogni re dell'Egitto aveva il dovere di celebrare, anche solo in modo simbolico, quando raggiungeva il trentesimo anno di regno. Le origini di questa festa risalgono all'era predinastica; nel corso della celebrazione, il re veniva sottoposto a varie prove simboliche che avevano lo scopo di dimostrare che il sovrano era in grado di guadagnarsi l'eternità. Fino a Zoser, questa festa si svolgeva in una scenografia effimera, realizzata con materiali leggeri che simulavano i templi davanti ai quali il faraone doveva passare durante il suo viaggio per l'eternità. Per la prima volta a Saqqara, lmhotep decise di costruire il complesso di Heb Sed con materiali pesanti. Nel cuore del percorso simbolico legato al concetto di eternità, costruì la sua piramide a gradoni.
NOFRE, DISEGNATORE E PITTOREREALISMO, VERNICE ED ETERNITÀLa pittura egizia non conosceva il chiaroscuro. Ricercava però effetti di sfumatura nel rendere gli uccelli e s'ingegnava a raffigurare la fauna,la flora e la vita quotidiana col maggior realismo possibile: le squame dei pesci, le piume degli uccelli, le nodosità degli alberi, la flessuosità delle danzatrici, l'effetto traslucido dei vasi o dei flaconi per profumi.Il ritrovamento di molte pitture murali intatte è dovuto ai materiali impiegati, quali le vernici a base di resina che garantivano la durata nel tempo, soprattutto i colori che riproducevano l'incarnato umano (ocra gialla e ocra rossa). In una civiltà in cui l'eternità aveva un'importanza primaria, era normale che si cercasse di accompagnare il morto il più lontano possibile durante il suo viaggio nell'aldilà.A partire dall'Xl dinastia, in tutto l'Egitto si sviluppò la tecnica pittorica, favorita dalla recessione economica che affliggeva la terra dei faraoni. Nelle decorazioni venne preferita la pittura perché meno costosa del bassorilievo. Nel corso dei secoli, essa assunse un ruolo determinante.
Nofre era un pittore. A Tebe era considerato il migliore e nessuno trattava i colori con tanta abilità. Al suo laboratorio giungevano molti ordini per la decorazione delle tombe di Egizi benestanti. Una volta, ebbe il grande onore di lavorare per la sepoltura di un membro della famiglia reale. Con due apprendisti, s'inerpicò lungo il pendio che portava alla tomba.Entratovi, alla luce delle torce tastò le pareti rugose e ineguali che avrebbe dovuto rivestire (1). Terminata l'ispezione, tornò al laboratorio e si mise al lavoro. Innanzitutto era necessario preparare la calcina che sarebbe servita da supporto. Si trattava di un miscuglio di fango e di argilla, limo del Nilo, con cui si formava uno strato chiamato muna. Per aumentarne la resistenza, la preparazione veniva quindi mischiata con paglia tritata.
Ritornato nella tomba, Nofre fece ricoprire i muri con uno strato di muna dello spessore di 4 cm. Per ottenere pareti lisce, ricoprì poi la muna rustica con un rivestimento spesso 3 cm di gesso o di stucco (2). Solo allora, dopo il tempo necessario all'essicca zinne, Nofre avrebbe potuto mettersi al lavoro.
Colori simbolici
Nofre fece l'inventario di ciò che gli occorreva. I suoi strumenti erano i pennelli ottenuti da fusti di canne di cui aveva scrupolosamente masticato ciascuna estremità. Questi pennelli servivano per tracciare le linee e i contorni. Gli occorrevano anche dei pennelli più grossi ottenuti dalle nervature delle palme, un pennello per colore, delle ciotole per l'acqua e delle tazze per la preparazione delle tinte.
Ma la cosa più importante per l'artista era la preparazione dei colori, ottenuti con pigmenti naturali. Dalla sua destrezza e dalla sua abilità sarebbero dipesi l'efficacia e il realismo del dipinto.
I colori erano diluiti con acqua in una ciotola o in una tazza e poi venivano mescolati con un collante, come la resina d'acacia o il bianco d'uovo, assumendo così l'aspetto di una pasta, facile da trasportare. La tavolozza aveva da sei a otto ciotole contenenti i colori richiesti dalla tradizione. Il bianco, estratto dalla creta, serviva a schiarire i colori o a renderli più opachi. Il blu, simbolo del cielo o della notte, derivava dall'azzurrite. L'ocra gialla, per la pelle femminile, era ossido di ferro idrato, l'ocra rossa, per la carnagione maschile, era ossido di ferro. II verde, colore tipico di Osiride, era a base di malachite. II nero, derivato dal carbone di legno, veniva usato per gli abitanti della Nubia. Nofre amava anche le mescolanze. II suo grigio era eccezionale, il rosa, ottenuto mescolando bianco e ocra rossa, era di una meravigliosa luminosità.
All'inizio del Regno Nuovo, lo sfondo era soprattutto grigio-blu o, a volte, giallo, prima di essere praticamente sempre giallo, a partire da Ramses II.
Il disegno prima d i tutto
Nofre conosceva tutte le convenzioni. II viso e le gambe dovevano essere sempre rappresentati di profilo; l'occhio, così importante per gli Egizi, era visto di fronte, mentre il busto e il bacino erano di tre quarti. Dopo la realizzazione di una quadrettatura tracciata in laboratorio (3), e riportata sulle pareti (4), disegnava i contorni: uomini, donne, oggetti, animali e piante della Valle del Nilo. Con infinite precauzioni, dipingeva di giallo lo sfondo, facendo grande attenzione a non "sbavare" sulle figure disegnate. Solo allora dava vita ai personaggi con grandi pennellate di colore, giocando sulle trasparenze dei vestiti e dei perizomi attraverso gradazioni del bianco, aggiungendo un po' di blu-verde alle piume di un'anatra, sottolineando poi, come voleva la tradizione, i contorni dei corpi con una linea di ocra rossa. La sua composizione prendeva forma. Le vicende del defunto prendevano vita su più piani, come un fumetto (5). Qui, una vittoria sui Nubiani (corpi intrecciati con cui l'artista esprimeva la sua arte attraverso un uso sapiente di colori: nero per i Nubiani e ocra rossa per gli Egizi); là, una caccia nelle paludi, dove il defunto appariva, piuttosto somigliante, nel mezzo di una vegetazione lussureggiante: l'acqua era blu, l'erba verde, i vestiti bianchi. Le anatre, blu-verdi e ocra, si alzavano al di sopra di una selva di fiori di loto dello stesso colore. Più lontano, su una delle pareti, Nofre aveva rappresentato il giardino e il laghetto della casa del defunto. Una scena splendida dove il blu-grigio delle foglie di sicomoro risaltava contro il nero dei rami di sostegno. Il blu leggero del laghetto brulicante di pesci s'inscriveva in un rettangolo grigio-perla. Sul bordo destro, una serva dall'incarnato roseo, colore molto ricercato sotto Ramses, tendeva una coppa di vino al suo signore. Nofre era molto scrupoloso. Sapeva che dalla sua opera dipendeva in parte la serenità eterna del defunto. Contemplò un'ultima volta il suo lavoro, riordinò i pennelli, le ciotole e la tavolozza e pieno di soddisfazione tornò al mondo dei vivi, nell'attesa di un altro ordine.
1 commento:
Ciao Silvia,
veramente interessanti queste immagini. Illustrano molto bene la tecnica.
Valentina Meli
Posta un commento